
Giorno delle nozze e Chirurgia
Maggio 10, 2010Come essere in forma prima dell’estate
Maggio 14, 2010E’ l’allarme lanciato dal chirurgo plastico romano Marco Gasparotti, secondo cui sono in tante, nel nostro Paese, ad essersi rivolte “alla cosiddetta chirurgia estetica ‘low cost’ o ‘mordi e fuggi’.
In Francia poi è scoppiato il caso della Pip, società i cui impianti al silicone, acquistati da 30 mila donne, potrebbero scoppiare Roma, 1 aprile 2010 – “Decine di migliaia di italiane hanno protesi al seno difettose”.
Gli impianti mammari che sembrerebbero non a norma, prodotti negli ultimi nove anni dalla transalpina Pip, la Poly Implant Prothèse, “a mio avviso si riveleranno presto un problema più delle italiane che delle francesi”
A dirlo all’ADNKRONOS SALUTE è il chirurgo plastico romano Marco Gasparotti, secondo cui sono in tante, nel nostro Paese, ad essersi rivolte “alla cosiddetta chirurgia estetica ‘low cost’ o ‘mordi e fuggi’, che deve i suoi prezzi stracciati proprio all’uso di materiali di gran lunga più economici, oltre che alle strutture non qualificate impiegate e agli interventi eseguiti in day hospital per ‘sforbiciare’ ulteriormente i costi”.
Del resto i risparmi, per chi usa protesi che potremmo definire di ‘serie B’, sono considerevoli. “Mentre quelle dei due marchi autorizzati dalla statunitense Fda, l’ente regolatorio Usa, costano 1.500 euro a coppia – fa i conti il chirurgo – quelle prodotte dalla Pip vengono attorno ai 350”. Ecco perchè, secondo Gasparotti, “sono state impiantate in decine di migliaia di italiane, che ora dovranno andare dal chirurgo a toglierle”.
E se Oltralpe il problema potrebbe riguardare circa 30mila francesi, “le connazionali interessate a mio avviso saranno molte di più”. Nessuna paura, però: “Evitiamo qualsiasi allarmismo”, premette il chirurgo “La protesi, una volta rotta, tende a deformarsi – spiega – Ma non si rischia certo la vita e, a livello di salute, non succede nulla. L’organismo, infatti, crea autonomamente attorno alla protesi una capsula, che contiene il silicone se la protesi dovesse cedere. Dunque la sostanza non va in circolo, ma resta ‘intrappolata all’interno della capsula stessa”
Secondo l’esperto, le protesi difettose potrebbero presto rivelarsi un ‘grattacapo’ nazionale perchè “le italiane sono più propense a ritocchi al seno e alle gambe (liposuzione), mentre le francesi intervengono più spesso sul naso e sul viso attraverso i lifting”.
Dunque se le protesi Pip sono state impiantate a 30mila francesi, “le italiane rischiano di essere molte di più”, ribadisce il chirurgo.
Gasparotti tuttavia tiene a precisare “che i chirurghi seri di certo non le usano: queste protesi sono gettonate solo tra i colleghi che optano per una chirurgia a prezzi stracciati”. Del resto le protesi Pip “non sono autorizzate dalla Fda ma hanno il marchio CE, pertanto possono tranquillamente essere vendute in Europa.
A commercializzarle sono distributori seri, che tuttavia non sanno nulla del produttore e non conoscono il background dei materiali impiegati. Sta al chirurgo, dunque, porsi una domanda: se costano 350 euro anzichè 1.500 ci sarà un motivo?”.
TRENTAMILA DONNE FRANCESI RISCHIANO “SCOPPIO” SENI AL SILICONE
Trentamila donne francesi che dal 2001 si sono sottoposte a un intervento di chirurgia plastica per rifarsi il seno rischiano di vedersi “afflosciare” il décolleté. Sotto accusa le protesi Pip della società francese Poly Implant
Prothèse che, secondo l’Afssaps, Agenzia dei prodotti sanitari francese, potrebbero “scoppiare”. La procura di Marsiglia ha aperto un’inchiesta preliminare per “truffa, uso di prodotti falsi e pubblicità ingannevole” per fare luce sulla qualità delle protesi in silicone messe in commercio dall’azienda transalpina.
Ieri, l’Afssaps ha chiesto il ritiro di tutti gli impianti mammari realizzati con il gel di silicone prodotto dalla Pip, dopo aver constato un sensibile aumento della rottura di queste protesi. Da un’ispezione effettuata nello stabilimento della Poly Impiant Prothèse, a La Seyne, nel diaprtimento del Var, è emerso che le protesi venivano realizzate utilizzando “un gel al silicone non autorizzato e non conforme” rispetto a quanto dichiarato.
L’Agenzia dei prodotti sanitari ha lanciato un appello a tutte le donne che portano queste protesi a “consultare il loro chirurgo” il prima possibile.